Il vaso è il primo oggetto che l’uomo abbia costruito per prendersi cura delle proprie cose. Il vaso separa esterno e interno, raccoglie, protegge e conserva. In genere è un oggetto semplice, ma può avere infinite forme; spesso è fragile, così necessita a sua volta di cura, attenzione, considerazione. Il vaso può contenere una cura: una pozione, un intruglio, un ingrediente, un’erba medicale, una medicina, una bevanda e così via. Il vaso è tradizionalmente un simbolo di cura, un contenitore di mondi.

La pandemia di covid-19 ha colpito la normalità precedente, ha frammentato le nostre abitudini, come un vaso rotto. Il progetto grafico “KINTSUGI” è un pieghevole realizzato utilizzando un vaso reale. L’oggetto di ceramica è stato contestualizzato dipingendo le parole che corrispondono a diverse realtà e attività frammentate dalla pandemia. Successivamente il vaso è stato ridotto in cocci e i frammenti di quotidianità perciò non vengono abbandonati ma salvati, curati e riparati attraverso la fotografia. I frammenti vengono singolarmente fotografati, elaborati digitalmente e impaginati in una serie di otto pagine dal fondo colorato giallo-oro che riprende il significato dei successivi elementi. Una volta aperto il pieghevole, un manifesto esibisce l’immagine del vaso riparato con l’arte giapponese del kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro”. Le crepe sono evidenziate con il materiale prezioso: tracce dorate, indici dei principi zen di resilienza, accettazione, comprensione e concentrazione sul presente. Rielaborare e comunicare l’immagine del kintsugi al tempo della pandemia è un’operazione retorica (metafora), progettata attraverso il linguaggio simbolico e completata con le decorazioni del vaso, le parole scritte, nomi delle cose che la pandemia ha frammentato.

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