Il nostro sistema economico si basa sulla competitività, strettamente legata al mito del merito. Si tratta di una logica che colloca più soggetti, coinvolti in un ambito specifico, sulla stessa griglia di partenza. Prende come riferimento unicamente il risultato finale escludendo ogni variabile, di classe e non, che caratterizza la vita di ciascuno. Vivere vuol dire allenarsi costantemente per “superare” la concorrenza. È una retorica che grava su di noi in tutte le fasi della vita. A differenza di quel che crediamo, non interessa solo gli ambienti dove la competizione è più evidente, come scuola o lavoro, bensì anche le più piccole attività quotidiane e le relazioni interpersonali. È talmente radicata e normalizzata da impedirci di vedere un’alternativa.

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